venerdì 13 giugno 2008

(…) L’ho vista arrivare da lontano. Mi sono alzato. Anche se era un gioco, ero comunque emozionato. Indossava un vestito estivo color panna. In mano aveva un libro e un sacchetto. Quando è arrivata davanti a me, ci siamo sorrisi. Era il nostro film e a noi piaceva fare gli attori, recitavamo la parte con emozione e divertimento.
Di solito per sposarsi bisogna credere che sarà per sempre. Anche se il per sempre non esiste. Ci devi credere.
Il rito è stato breve. Siamo rimasti in silenzio guardandoci negli occhi per qualche minuto. “Non vedo l’ora di sposarti” le ho detto.
“Anch’io” ha risposto lei.
Ho tirato fuori i due anelli e ce li siamo infilati reciprocamente.
A quel punto le ho letto le parole, tratte dalla canzone Time Has Told Me, che il mio testimone Nick Drake aveva scritto e che io avevo scelto per lei:
E il tempo ti dirà
di starmi vicino
di continuare a cercare
finché non ci sarà più niente da nascondere…
E allora lascia le strade che ti fanno diventare
quel che non vuoi veramente essere
lascia le strade che ti fanno amare
chi non vuoi veramente amare.
Il tempo mi ha detto
che è difficile trovare una come te
una cura tormentata
per una mente piena di problemi.
E il tempo mi ha detto
di non chiedere di più
perché un giorno il nostro oceano
troverà la sua riva.
Lei si è commossa, l’ho capito. Poi mi ha letto un pezzo del sonetto 116: aveva scelto come testimone Shakespeare. La traduzione l’aveva fatta lei:
Non ammetterò impedimenti al matrimonio di due menti sincere.
L’amore non è amore se si altera di fronte a degli ostacoli.
Oh no, è un punto fissato per sempre che osserva le tempeste e non ne è mai scosso.
È una stella cui si riferisce ogni barca alla deriva.
Mentre leggeva mi ero completamente dimenticato che il nostro matrimonio era solo un gioco. Quelle parole le ho sentite vere.
Ci siamo baciati.
“Dobbiamo scambiarci la promessa. Io l’ho scritta mentre facevo colazione questa mattina” mi ha detto. Ha tirato fuori un tovagliolo di carta e ha letto: “Accetto te, Giacomo, come mio sposo, offrendoti di vivere profondamente questi giorni che ci restano. Di assaggiare con te i frutti delle mie decisioni, dei miei pensieri e dei miei sentimenti. Ho scelto come doni ciò che sono stata, ciò che sono e ciò che sarò. Tu sei quello che volevo succedesse alla mia vita.”
“Io non ho preparato niente, a parte Nick Drake.”
“Inventa.”
Dopo qualche secondo ho detto: “In tutta lealtà prendo te, Michela, come mia sposa per i prossimi quattro giorni. Prometto di non farti promesse, ma di vivere e condividere con te la capacità di amare e amarti, sempre in maniera spontanea. Tu sei la donna con cui mi sono sentito più bello e ciò che ho visto di me stando con te sarà eterno”.
Mi ha dato un bacio. “Ciao, marito mio” mi ha sussurrato.
(F. Volo, Il giorno in più)

1 commento:

Lucia ha detto...

Lucia...non immagini neanche quanto ti sento vicina a me quando parli di vita, di amore, di ogni giorno...e quanto mi commuovi ogni volta che ti scopri un po', ogni volta che ci racconti di te...un'eternità???? Sorella Cò, non ti rendi conto? sei a un passo dal sogno...dal tuo nuovo inizio!!!